Il referendum di riforma costituzionale proposto dal Partito islamico per la giustizia e lo sviluppo (Akp) del Primo Ministro Recep Tayyip Erdogan è passato con una solida maggioranza. Il si alle riforme ha conquistato ben il 58% dei consensi, staccando un’opposizione laica sempre più debole e divisa al suo interno, ferma al 42%. L’affluenza alle urne è stata del 77%, molto sostenuta. Oggetto del voto di domenica 26 quesiti riguardanti i poteri dell’esercito, i diritti dei lavoratori e il ruolo della Magistratura. Questo referendum ha determinato una vera svolta epocale per il gigante euro-mediorientale. Il referendum ha sancito la definitiva fine dell'impianto istituzionale voluto e costruito dal padre della patria Ataturk, trent'anni fa. Per capire il senso del referendum occorre rinfrescare la memoria di cosa è la Turchia.
La Turchia è il paese islamico erede dell'impero Ottomano, che con Ataturk decise di abbandonare i dettami più rigidi del Corano per istituzioni laiche e quindi maggiormente europee. Ataturk pose a controllo delle istituzioni civili una forte magistratura indipendente (si badi bene indipendente, non autonoma) sulla quale il potere esecutivo e legislativo fino a domenica scorsa non avevano alcuna influenza, ma sopratutto un forte esercito. Il ruolo dell'esercito nella democrazia turca era un ruolo unico e speciale rispetto a tutti gli altri sistemi istituzionali mondiali. Infatti laddove sono i militari ad avere l'ultima parola, normalmente siamo in presenza di regimi autoritari o dispotici. In Turchia fino a domenica era il contrario. I militari avevano il ruolo di difendere la Costituzione laica dall'Islam. Anche la magistratura, che aveva recentemente indagato ilpartito islamico di Erdogan, aveva il compito di applicare la Costituzionale di Ataturk. Con questo sistema istituzionale peculiare la Turchia ha fatto passi da gigante nella propria modernizzazione eda paese islamico, povero e arretrato e violento, è diventato un paese mediamente sviluppato (sopratutto la costa ovest vicino all'UE)e relativamente progredito. Ataturk aveva sorretto sul filo dell’impossibile una società che aveva abolito la scrittura araba, il capo coperto, la discriminazione sessuale coranica e il canto dei muezzin. Insomma nella Turchia di Ataturk non era più possibile lapidare la propria donna o mutilare igenitali delle proprie figlie o imporre altre usanze islamiche con la forza.
Erdogane il suo Akp, sono riusciti a sovvertire questo ordine istituzionale e a stabilirne uno nuovo con la forza della scelta popolare della gente. Si ricorda che i turchi sono per la stragrande maggioranza islamici osservanti, e che sopratutto le classi meno abbienti avevanosempre visto con sospetto e malcelato disprezzo la laicità delloStato.
Il referendum ha cambiato molte cose, rafforzando anche i diritti dei lavoratori ma indebolendo la separazione dei poteri. La Corte Costituzionale passa da 11 a 17 giudici (14 nominati dal capo delloStato e tre dal Parlamento) ed espleterà le proprie funzioni anche nei confronti dei massimi gradi militari, mentre i membri delle forze armate saranno sottoposti alle autorità civili così come i comuni cittadini, che non potranno più essere processati da tribunali militari. Anche il Consiglio Supremo dei Giudici e dei Procuratori, l’equivalente del nostro Consiglio Superiore della Magistratura, aumenta i suoi membri da 7 a 22, con variazioni nelle operazioni di nomina (attualmente vengono designati dai presidenti degli organi giudiziari superiori). L'equivalente del nostro Csm sarà d'ora inpoi eletto anche in parte dal Parlamento (cioè dalla maggioranza), proprio come da noi in Italia, ponendo però fine all'indipendenza della Magistratura e alla piena separazione dei poteri.
Per ciò che riguarda il mondo del lavoro, è stata abolita la clausola che imponeva ai lavoratori l’iscrizione al solo sindacato possibile, quello dello Stato. Non solo, gli impiegati statali avranno il diritto di negoziare contratti di lavoro collettivi, afare ricorso e a scioperare per azioni disciplinari ritenute ingiustificate.
E' molto complessa la vita lungo le sponde del Bosforo. Da oggi la Turchia si avvicina all'Europa e contemporaneamente si avvicina pure all'Islam. Ma questo non lo hanno capito in molti. In primis igoverni europei che con i loro premier hanno fatto la fila per complimentarsi con Erdogan per il risultato conseguito, come se avere un colosso a stragrande maggioranza islamica a due passi dai propri confini nel quale si è appena stabilito di indebolire la laicità, fosse una cosa positiva di cui rallegrarsi. La miopia europea in politica estera è ormai famosa. Almeno Obama, non ha espresso giudizi di merito al referendum ma ha lodato la massiccia partecipazione al voto, segno di una “democrazia vitale”. Maggiori diritti ai lavoratori e minor peso dell'esercito erano tuttavia alcune delle riforme che la cieca UE aveva chiesto alla Turchia per prendere in considerazione la sua futura richiesta di entrata nel più grande mercato del mondo (l'UE). Anche gli USA sono felici di una Turchia che si avvicina all'Europa anche se si fa più islamica. Perché una Turchia in seno europeo significa maggiore controllo militare americano in Europa. La Turchia è un paese Nato, fondamentale per il controllo strategico di quella parte del mondo da parte dell'esercito americano (ops.. volevo dire Nato). Tutti i giornali e gli organi di stampa ci hanno spiegato come sia un fatto positivo una Turchia più vicina a noi europei. Tranne il Giornale, che bisogna ammetterlo, per una volta, a mio parere, c'ha visto giusto. Ed è alquanto bizzarro che sia proprio il giornale della famiglia Berlusconi a diffidare della riforma costituzionale di Erdogan, infatti la riforma Erdogan contiene alcuni punti fermi per il centrodestra italiano come l'indebolimento della Magistratura.
I partiti laici turchi sono in minoranza da anni e spesso molto litigiosi tra loro. Ma non può che essere così perché essi sono espressioni di culture politiche che spesso stanno agli antipodi diun continuum politico. I laici sono infatti i comunisti e i socialisti così come i liberali e i liberisti. E' ovvio che non trovino molti argomenti comuni, visto che esprimono posizioni politiche inconciliabili su tutte le tematiche tranne, appunto, la laicità dello Stato.
Per concludere un breve sguardo all'assetto istituzionale della Turchia: molti poteri sono di fatto ora in mano al Premier. Che controlla il Parlamento e l'esecutivo tramite il suo partito, e ora anche parte del potere giudiziario. Sicuramente d'ora in poi non sentirete più parlare di una magistratura che indaga sul Akp. E' questa l'Europa che vogliamo? Sono queste le nuove democrazie ruggenti pronte a dare nuova linfa all'Europa? Siamo sicuri che un domani la Turchia grazie a questa "riforma" non si sposterà ancor maggiormente verso l'Islam?
Vilascio con ultime notizie veramente rassicuranti ( in senso ironico). Gli Stati Uniti hanno bloccato la nomina di Francis Ricciardone alla carica di ambasciatore ad Ankara perché ritenuto «troppo morbido per avere a che fare con l’attuale governo». La Turchia ha promosso incontri in serie e firmato accordi con i peggiori dittatori mediorientali. Il ministro degli esteri Davutoglu ha incontrato a metà luglio il leader di Hamas, Khaled Mashal; la simpatia per Ahmadinejad, presidente della repubblica islamica dell'Iran, non è un segreto. Solo che criticare e minacciare il debole Iran si può fare, criticare la forte Turchia non è conveniente. Ed è notizia recente che l’intelligence turca e la Guardia rivoluzionaria iraniana avrebbero firmato un accordo per assistere Hezbollah nel ricevere armi.