Obama ha vinto, è stato riconfermato. Con Obama hanno vinto gli Usa, o meglio, ha vinto ancora una volta l'immagine vincente e beneaugurante che gli Usa volevano trasmettere al mondo. Obama ha vinto, non noi. Noi siamo italiani. La narrazione politica americana ci ha totalmente coinvolti - la sinistra più che la destra - fintanto che ieri notte piccoli e grandi mass media hanno seguito lo spoglio con trepidante attesa e con la bandierina a stelle e strisce in mano. Si è seguito lo spoglio, con la stessa intensità e trasporto emotivo dello spoglio per le elezioni italiane. Forse anche di più. In questo senso hanno stra-vinto gli USa e la loro politica: siamo alleati, non americani, a mente fredda vi chiedo: non vi fa strano che tifiamo per Obama, come se dovessimo guadagnarci o rimetterci in prima persona? In realtà, noi italiani non ci guadagniamo ne ci perdiamo; ma una cosa alla volta. L'Italia per gli USa continua ad essere quella comoda pista d'atterraggio nel Mediterraneo tanto comoda, quanto facile da orientare politicamente - vale per qualsiasi governo di qualsiasi colore - e popolata da gentaglia inaffidabile, spaghetti pizza e mandolino fintantoche, per gli americani più ignoranti e rozzi, scelgono come sinonimo di italiano, mafia. Questo è quello che l'America profonda pensa di noi, ma si vede bene dall'esternarlo: agli Usa serve l'Italia, come serve lealtà incondizionata di tanti altri paesi. Solo qualche parola cattiva è scappata allo sfidante Repubblicano Romney, a poche ore dall'inizio delle votazioni: "Non votate Obama o finiremo come l'Italia!" Cioè in stagflazione e con tasse alle stelle. Questo era il messaggio che Romney voleva dare alla sua base, ed è arrivato forte e chiaro. Questa però è un elezione caratterizzata quasi esclusivamente dalle decisioni e dalle politiche sul fronte interno. Gli americani in realtà, pensano a loro stessi e a quanto sono importanti e a come mantenere la leadership politica mondiale. L'Italia è quella striscia di terreno dove si sono consumate alcune delle peggiori azioni americane in tempi di Guerra Fredda. Sono state rivolete principalmente contro italiani, quegli italiani che politicamente distranti dagli USa, avrebbero forse rischiato di portare l'Italia lontana dalla coalizione atlantica. Ma senza rivangare vicende così lontane pensiamo alle centinaia di morti italiani recenti causati dall'esercito americano e da quanti italiani stiano rischiando o abbiano rischiato la vita a causa del governo degli USa: la vicenda Chico Forti, Giuliana Sgrana e l'omicidio del nostro agente Calipari da parte di un soldato USa; l'ultima strage USa in territorio italiano, avvenuta a Cavalese, in Trentino, il 3 febbraio 1998, la strage del Cermis. Dove persero la vita 20 italiani grazie alle manovre spericolate dei caccia militari americani guidati dal capitano Richard Ashby e dal navigatore Joseph Schweitzer.
La risposta dell'amica america è stata promuoverli entrambi. Questa è solo una delle tante facce degli Stati Uniti d'America, magari quella che non ci ricordiamo mai, perché preferiamo la faccia che gli americani hanno fabbricato per noi, la faccia del sogno americano. E trattasi di sogno, non di realtà, ma si sa, agli italiani, popolo di santi navigatori e poeti, piace molto sognare ad occhi aperti. Go, Obama go! MA noi siamo talmente intrisi di cultura americana che ora preferiamo festeggiare il loro Halloween al nostro Carnevale, sugli astucci dei nostri Mac ci piace di più la bandiera a stelle e strisce piuttosto che il Tricolore, amiamo le sit com USa e i film di Hollywood. "Tu vu fa l'Americano - cantava Carosone - ma sei nato in Italy". Ci piace fare gli americani, ma restiamo comunque profondamente italiani, incapaci di vedere che gli americani sono assai diversi dall'immagine confezionata che ci fornisce Hollywood e il primo presidente nero; proprio quanto, noi italiani, siamo profondamente diversi dall'immagine stereotipata e negativa che gli americani hanno di noi, non siamo tutti mafiosi, non tutti magiamo la pizza e gli spaghetti, e c'è chi come me, non sa nemmeno come è fatto un mandolino e non va a piangere da mamma.
Su un punto do ragione a quanti si rallegrano della vittoria di Obama. Meglio Obama di Romney, in tutti i sensi. Tuttavia questa è l'ottica del meno peggio, l'ottica del voto utile. Sappiamo, o meglio, dovremmo sapere a cosa ci ha portato questa ottica qui in Italia: a un parlamento di nominati, privo della bencheminima onestà e capacità. Tuttavia le bombe di Obama non fanno meno male di quelle che avrebbe tirato Romney. C'è chi si augurava una vittoria di Obama, per evitare al mondo altre guerre. Ecco, siamo sempre lì, sempre con la stessa ottica provinciale di chi sa che è inferiore e prega perché il più forte non lo distrugga. Anticamente erano gli altri popoli ad avere questo atteggiamento nei confronti dei Romani. I Romani, tuttavia hanno iniziato a perdere forza quando hanno perso leggittimità. Quando, cioè, per un Franco, o per un Unno, non era più così determinante piegarsi alla cultura dominatrice romana, latinizzarsi. Stessa cosa è avvenuta con l'ipero Spagnolo e con l'impero della Gran Bretagna secoli dopo: chi era ad essi sottoposto, alzò la testa e smise di considerare "normale" non essere indipendente e non poter decidere del proprio futuro in modo pieno e libero.
L'immagine di libertà che gli USa si sono costruiti e che propagandano nel mondo, è un utile trampolino di lancio per le loro aziende e per il loro business: la capacità di penetrare i mercati altrui con le proprie merci, o meglio, ora - con i propri marchi, su tutti Coca Cola, Mac Donalds, Apple, Ford, Microsoft, Google, Colgate eccetera.
Ci sentiamo sempre più americani senza accorgercene, ma chi trae i frutti e i profitti da questo atteggiamento non solo consumistico o politico, ma mentale, sono loro, non noi. L'America è grande, forte, libera, pacifica, il paese delle opportunità per tutti. Poi scopri che l'Italia (almeno la parte a nord della penisola) è molto più multietnica degli stessi USa, scopri, studiando, che gli USa agiscono per loro scopi strategico - militari e non per preservare la pace nel mondo, e che anche per quel che riguarda la libertà, ci sono alcune ombre proprio come qui da noi.
Tuttavia è vero che l'America, o più propriamente gli USa hanno forte influenza su di noi. Ma non grazie alla vittoria di Obama, ma perché i think Tank Usa, agiscono in Italia da decine di anni e tutti i principali leader politici italiani hanno formato le loro idee politico - economiche proprio nell'Aspen Institute, nel Rochild eccetera. Le esternalità Usa sono inoltre spesso nefaste per la "vecchia Europa" e deleterie per l'Italietta. Si pensi all'ultimo disastro dei mutui subprime, causato proprio dalle politiche neoliberiste iniziate da Tacher - Reagan e continuate sotto ogni Presidente, democratico o repubblicano. Quelle politiche ci hanno portato al collasso. Hanno lasciato per strada milioni di giovani, disoccupati, o occupati ma dentro alla spirale perversa del precariato. Precariato, altra grande invenzione USa, proprio come la formula della Coca Cola. Obama al pari dello sfidante hanno ricevuto miliardi di dollari da Wall street, principale colpevole della crisi mondiale, che sta mietendo vittime. Gli USa ne stanno faticosamente uscendo dalla crisi da loro stessi prodotta grazie alle enormi quantità di denaro stampato messe in circolazione dalla Fed di Bernanche, forse uno dei più fedeli alleati di Obama nei primi 4 anni di presidenza. A noi italiani però non sono riservati accesso al credito facilitato, basse imposte, burocrazia efficiente. Non possiamo dirci americani, ma vittime della finanza americana. Perché continuiamo a sostenerli? Perché continuiamo a sventolare la bandierina a stelle e strisce?
Liberismo, consumismo e anche un pizzico di imperialismo ben camuffato hanno radicalmente cambiato l'Italia. Per me in peggio. E' un peccato che non riusciamo a copiare anche gli aspetti positivi degli americani, come il forte senso di onestà, il rispetto nei confronti dello Stato e delle Istituzioni e della bandiera, il loro forte senso di appartenenza a una nazione, che noi non abbiamo mai avuto e probabilmente non avremo mai.