Un
Senato meno partitico e sopratutto più garantista. Altroché il fastidio
e le urla scomposte dei tanti che vedono nella riforma epocale della
Camera alta del Parlamento qualcosa di incostituzionale o vagamente
pericoloso.
Sarà
un Senato non eletto direttamente da noi cittadini, e forse, visti i
risultati recenti, anche questa è una buona notizia. Sarà composto dai
21 governatori delle Regioni e delle Province autonome più 21 sindaci
delle città capoluogo di regione e provincia autonoma - dando finalmente
il giusto e corretto peso alle città rispetto ai paesi; sarà inoltre
composto da 40 consiglieri regionali 2 per regione e 1 per la Valle
D'Aosta, dando a tutte le regioni equa e giustamente paritaria
rappresentanza, da 40 sindaci eletti dai sindaci delle città delle
regioni (due sindaci eletti per ciascuna regione) 21 cittadini nominati
dal Presidente della Repubblica, per la durata di sette anni, che
abbiano onorato l’Italia per meriti in campo sociale, artistico,
letterario o scientificom più i 5 senatori a vita. Ricapitolando: 21
governatori + 21 sindaci + 21 scelti dal Presidente Repubblica + 40
consiglieri regionali + 40 sindaci eletti da sindaci + 5 senatori a vita
= 148 membri.
Il
nuovo Senato quindi sarà lo strumento per il superamento del
bicameralismo perfetto, creato dai Costituenti, per indebolire l'azione e
il potere del governo, ma che la nostra esperienza c'ha
insegnato non aver avuto questo ruolo durante i recenti 20 anni di
potere berlusconiano. Per il semplice motivo che il Senato veniva eletto
assieme alla Camera ed aveva medesima maggioranza politica. Questo
comportava semplicemente un allungamento dei tempi nell'approvazione
delle leggi con la consueta doppia lettura tra Camera e Senato, ma senza
che questo sistema potesse frenare le tante leggi vergognose approvate
dai vari governi. Ve ne ricordo solo alcune: lodo Mondadori, legge 30
che ha introdotto la precarietà, lodo Pecorella, lodo Alfano, legge
Bossi - Fini, legge Giovanardi, legge sul reato di clandestinità e tante
altre porcherie, che puntualmente sono state poi abbattute dai giudizi
della Corte Costituzionale o dai governi successivi.
Invece,
il nuovo Senato renziano sembra presupporre l'esistenza di un
Parlamento in cui i due rami hanno due maggioranze diverse. Poco male in
effetti, perché le leggi "normali", vedranno al lavoro la sola Camera
dei Deputati. La cosa più importante della riforma sembra essere il
fatto che il Senato costituirà un vero contrappeso alla potenza di
maggioranze governative "bulgare" nel caso della discussione di future
modifiche alla Costituzione. Infatti le leggi di revisione costituzionale dovranno
ottenere la maggioranza anche nel Senato. Un Senato però, che avremo
votato nelle elezioni comunali e locali, e che quindi non avrà
necessariamente la stessa maggioranza della Camera, favorendo una volta
per tutte l'intangibilità della Carta Costituzionale dagli appetiti dei
Berlusconi e D'Alema di turno.
C'è
poi il tema molto populista, - caro a Renzi - che i nuovi senatori non
riceveranno nessuno stipendio o vitalizio per il fatto di avere questa
carica. - E ci mancherebbe altro - aggiungerei io, visto che i "nuovi"
senatori saranno già rappresentanti del popolo - locali - che quindi
percepiscono già stipendio, come sindaco o come Governatore di regione.
La riforma del Senato inoltre, va a legarsi alla necessaria Riforma del
Titolo V, la legge più sbagliata fatta dal centrosinistra a guida
D'Alema; infatti, nella composizione del nuovo Senato non si accenna
alle Province, che verranno eliminate (solo sospese, per volontà del
Senato, quello di oggi, purtroppo) e le cui competenze diveranno carico
delle regioni.
La funzione legislativa quindi sarà propria solo
della camera eletta, cioè la Camera dei Deputati, ma il potere del
Senato non sarà svuotato: potrà pronunciarsi su ciascun disegno di legge e proporre delle modifiche.
Inoltre, il Senato diventa il legislatore ultimo per la struttura
istituzionale degli Enti locali: per alcuni ambiti di interesse delle
autonomie territoriali le proposte di modifica espresse dal Senato si
potranno superare soltanto con un voto a maggioranza assoluta della
Camera dei Deputati.
Per quanto riguarda le funzioni non legislative
del Senato delle Autonomie, esso, come avviene oggi, continuerà a
partecipare all’elezione e il giuramento del Presidente della Repubblica
e alla sua eventuale messa in stato di accusa, e prenderà parte
all’elezione di un terzo dei componenti del Consiglio Superiore della
Magistratura, ma ancora una volta, questa elezione nonsarà più il
risultato del volere politico della maggioranza governativa, ma di una
nuova maggioranza, quella del Senato, appunto, dando così maggiore
indipendenza politica anche ai membri del Csm eletti dalla politica.
In
fin dei conti, a me pare che la riforma proposta del Senato, porterà ad
avere un Sistema istituzionale più garantista, e non meno garantista, e
anche più celere nelle decisioni, senza l'inutile e arzigogolata doppia
lettura tra Camera e Senato.